segue reportage gastronomico dall’Olanda.
Le due cose sono collegate in quanto questo piatto l’ho mangiato là e mi è venuta voglia di riprodurlo.
Ingredienti (per 2 persone):
Per la salsa agrodolce:
4 cucchiai di ketchup
4 cucchiai di zucchero di canna
3 cucchiai di aceto di vino
1 cucchiaio di salsa di soya
un pizzico di zenzero
Per il seitan:
250 gr circa di seitan
un pizzico di sale
1/2 cucchiaio di maizena
1 cucchiaio di farina
olio di semi
mezzo peperone giallo
mezzo porro
3 fette di ananas al naturale in barattolo
1 mela granny smith
Procedimento:
Preparare la salsa agrodolce, mescolando tutti gli ingredienti in un pentolino, in seguito accendere il fuoco e portare ad ebolizione. Quando inizia a bollire abbassare il fuoco e cuocere per circa 10 min, girando di tanto in tanto, finchè la salsa non si è raddensata.
Tagliare il seitan a cubetti, metterlo in un piatto e impanarlo con farina, maizena e sale.
Mettere due cucchiai di olio di semi in un wok o in un saltapasta e rosolare bene il seitan da tutte le parti, per circa una decina di minuti. Quando è ben dorato, toglierlo dalla padella e metterlo da parte.
Tagliare a dadini il peperone e la mela e affettare il porro. Mettere altro olio nel wok (se dalla cottura del seitan è rimasto sul fondo dell’olio buttarlo via), far saltare peperone, porro e mela e poi aggiungere acqua. Cuocere a fuoco lento per una ventina di minuti (nella cucina cinese solitamente le verdure non sono cotte in questo modo, ma solo fatte saltare velocemente nel wok, io però preferisco le verdure ben cotte e allora ho deciso di aggiungere acqua).
Infine aggiungere l’ananas tagliata a spicchietti, la salsa e il seitan, amalgamare e far saltare ancora per un minutino.
Servire caldo, magari accompagnato con del riso thai bianco.
Questo ricetta è sicuramente migliorabile, ad esempio avrei dovuto far cuocere di più i peperoni e di meno la mela, quindi la prossima volta prima butterò giù i peperoni, in seguito i porri, e soltanto alla fine aggiungerò la mela insieme all’ananas…nel complesso mi ha comunque notevolmente soddisfatto…
ciò che invece era pessimo era il mio seitan: era la prima volta che me lo autoproducevo e mi è venuta fuori una cosa completamente insapore, e soprattutto duro e gingommoso. Inoltre era eccessivamente poroso, mentre io lo preferisco più compatto. Chiedo consigli ai “seitanisti” più esperti: questo è il procedimento che ho usato, dove ho sbagliato?
Questa sono io che impasto felice 500 gr di farina manitoba e circa 260 ml di acqua del rubinetto:
alla fine è venuta questa pallina: è forse troppo liscia e compatta? dovevo mettere più acqua?
Poi l’ho coperta di acqua per circa 1 ora:
Allora ho scolato l’acqua, ho messo sotto il rubinetto a filo e ho cominciato e impastare alternando acqua calda e fredda, finchè l’acqua da bianca e piena d’amido, non è diventata quasi trasparente e il seitan giallognolo e filamentoso (come diceva Gnubby):
Allora ho scolato l’acqua, ho un pò strizzato il seitan e l’ho avvolto in una strofinaccio, lasciando un pò di spazio affinchè si gonfiasse (c’ero rimasta parecchio male perchè si era veramente ridotto tanto!!). Dovevo stringere di più lo strofinaccio, così da farlo compattare? oppure è meglio che non metto lo strofinaccio, chè così viene più morbido?
L’ho messo quindi a bollire in una pentolina con un brodo di carota, cipolla e sedano, alga kombu e tamari. Forse era meglio che prima insaporivo direttamente il seitan? e la pentola aveva l’acqua troppo bassa (il seitan in parte usciva dall’acqua una volta gonfiato)?
Ed ecco il mio seitan una volta cotto, visivamente ero molto soddisfatta, era così bello gonfiotto!
L’ho conservato in frigo per un paio di giorni immerso nel suo brodo… avrei dovuto invece tagliarlo a fette e farlo asciugare?
Ed ecco il repotage dall’Olanda
(mi scuso con quelli che volevano vedere questo e invece si sono dovuti sorbire tutte le mie domandine sul seitan!)
All’inizio di giugno sono andata in Olanda a trovare la mia migliore amica Silvia che si trovava là in Erasmus, precisamente a Leiden.
Premetto che in Olanda gli orari non coincidono con i nostri (o per lo meno con i miei e quelli della mia amica), nel senso che trovare un ristorante aperto alle 9.30 di sera è spesso un’impresa, soprattutto nelle città non turistiche. Aggiungici poi il fatto che facevamo colazione verso le 11.30-12, dunque pranzo con quel che trovavamo in giro verso le 3-4, sicchè la cena andava a finire tipo alle 10! Perciò non solo c’era la difficoltà di trovare cibo vegan, ma anche quella di cercare cibo e basta ai nostri orari! Praticamente abbiamo mangiato quasi sempre in ristoranti etnici, gli unici aperti ai nostri orari!
Ad ogni modo sono riuscita a realizzare questo reportage, anche se piuttosto breve visto che sono stata solo 3 giorni!!
Iniziamo:
Il primo giorno, essendo parecchi mesi che non ci vedevamo ci siamo perse in chiacchere e ci siamo ritrovate alle, boh, saranno state le 10.30 se va bene, a cercare cibo per le strade deserte di Leiden. L’unica cosa che abbiamo trovato aperto era un kebab, in cui per fortuna facevano anche i falafel, sicchè ci siamo prese dei panini, io ne ho preso uno arabo, con falafel, insalata, pomodori ed altre varie verdurine, e siamo andate a mangiargelo in un parchetto. Non ho fatto la foto nè mi sono segnata l’indirizzo, però a pensarci bene probabilmente è il più buon falafel che abbia mai mangiato!
Il secondo giorno siamo andate a Den Haag, meglio conosciuta come L’aia, città molto bella da visitare, anche se un pò troppo “ricca” per i miei gusti, di cui sopra potete vedere una foto. Per quello che potremmo considerare pranzo, verso le 3 del pomeriggio, ossia appena arrivate a destinazione, abbiamo mangiato in un self service giapponese situato dentro la stazione di Den Haag. Anche in questo caso non sono riuscita a fare le foto perché in questo piccolo posticino c’eravamo solo noi due (ovviamente, a quell’ora dubito che persone normali possano avere voglia di sushi!) e il tipo del locale ci guardava in maniera inquietante. La scelta vegan non era molto ampia, così mi sono dovuta rivolgere a dei semplici maki con carote. Il dolce invece era molto particolare, ed è piaciuto molto soprattutto a Silvia, e consisteva in una pallina indefinita al gusto di cocco, circondata di mango a pezzetti.
Per cena invece siamo tornate a Leiden, e qui abbiamo mangiato il wok. In Olanda è pieno di questi ristoranti, che sono delle specie di fast food orientaleggianti, in cui si cucina, appunto, il wok. Quello di Leiden in cui siamo andate quella sera era un Healthy Wok, molto buono e leggero, mentre mi ha spiegato la mia amica che la maggior parte dei wok sono più pesanti, probabilmente vengono fritti. Insomma tu puoi scegliere tra differenti tipi di pasta, io ho scelto i noodles giapponesi (attenzione quelli cinesi invece contengono l’uovo, o viceversa, non ricordo, comunque chiedete perchè un tipo contiene uovo e l’altro no), poi si sceglie una salsa, io ho preso quella agrodolce, l’unica non piccante, una, diciamo, proteina, tra cui si può scegliere il tofu, e 5 diverse verdure. In questo caso ho fatto la foto ma è venuta brutta perchè il locale era piuttosto buio, e mi ero scordata, e quindi avevo anche iniziato a mangiare 🙁 scusate!
Il terzo e quarto giorno siamo andate ad Amsterdam ed abbiamo mangiato sia a pranzo che a cena negli stessi locali.
A pranzo siamo state a La Place, un posto magnifico, proprio nel centro di Amesterdam, dove poter mangiare tante goduriose verdurine a self service. Se vi capita di andare ad Amsterdam ve lo consiglio assolutamente! Vi dò un altro consiglio: riempite più che potete il piatto, tanto il prezzo va a numero di piatti, non a quante cose ci mettete dentro! Il prezzo è, se ben mi ricordo, circa 5 euro al piatto. Ecco un esempio di ciò che vi potete trovare:
qui potete vedere melanzane e zucchine grigliate, finocchi con un uvetta e dei buonissimi funghetti con una non ben identificata salsa nera. E poi c’erano tantissime altre cose, cus cus, insalate miste, altri tanti tipi di verdure, e soprattutto queste bellissime patate fritte, anzi direi patatone, che però devi prendere in un piatto separato:
il tutto accompagnato da magnifici frullati di frutta, di varie dimensioni e gusti:
Entranbe le sere invece siamo andate a mangiare al A-Fusion, in via Zeedijk, tra il Red Light District e China Town. Questo ristorante fusion lo abbiamo trovato assolutamente per caso, mentre andavamo in cerca di un ristorante vegan indicato dalla guida, forse ormai inesistente. Sorpresa sorpresa abbiamo scoperto che in questo ristorante si possono mangiare piatti che loro indicano come Fake meat, che io ho identificato come probabili bocconcini di soya, veramente deliziosi. L’unico inconveniente è che i nomi dei piatti sono indicati con il nome del piatto originale, ossia con i nomi degli animali con cui sono cucinati nella loro versione carnivora (metterò dei puntini al posto di questi nomi). Ma vale veramente la pena superare questo ostacolo per gustare queste bontà! Io ho preso le due cose meno piccanti, ma per chi ha un palato meno delicato del mio, la scelta è molteplice.
qui sopra “Sweet and Source … with fresh fruites”, ovvero bocconcini di soya in agrodolce con ananas, mela, peperoni e cipolla rossa. vermanere da leccarsi i baffi (che sono in pratica ciò che ho tentato di riprodurre…ok ok l’aspetto di questi è molto migliore del mio!!)
E questo è ciò che ho preso la seconda sera, che invece mi è piaciuto un pò meno perchè era già fin troppo piccante.
“……. in blak pepper sauce”, ovvero bocconcini di soya con salsa al pepe nero.
Se infine vi va un cappuccino con latte di soya, uno dei pochi posti in cui potete andare sul sicuro è Starbuck’s
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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
wei olanda…!! prenderò nota perché se tutto va per il verso giusto per pasqua o carnevale ci andrò!
e a me piace anche il piccante fantastico! hai speso tanto per il cibo?
forse il posto che vende falafel è il maoz vegetarian?
per il seitan, a me sembra, dalla foto, che non abbia cotto abbastanza…per quanto l’hai lasciato nel brodo bollente? gli altri passaggi mi sembrano giusti (anche se a me viene meno compatto dopo il primo impasto, ma poi l’effetto “spugna” dopo i risciacqui è uguale al mio…)
@Klichen: per il cibo non ho speso molto, normale…più che altro è l’acqua che costa un botto in Olanda e fa anche schifissimo è salata! infatti siamo andate di frullati, thè e bevande varie.
Il falafel l’ho trovato da un normale kebabbaro, non al Maoz.
Il seitan l’ho fatto cuocere 50 min, però può essere che ha cotto troppo poco..proverò. grazie mille!
PS buon viaggio!
anch’io lo faccio cuocere x 50 minuti e poi lo lascio in pentola per farlo raffreddare…mmm mistero!
per farlo cuocere prova a fare una retina con lo spago da cucina, tipo x arrosto, secondo me così prende meglio i gusti che non col canovaccio.
che schifo l’acqua salata! me ne ricorderò.. anche se per amsterdam potrei anche fare il pesce. non vedo l’ora 🙂
che bel piatto! e che bei posti…mi viene una voglia matta di mettermi in viaggio quando leggo queste cose!
per il seitan ti posso consigliare di seguire le istruzioni qui http://www.veganblog.it/2010/07/01/seitan-autoprodotto-2/#comment-141215
io l’ho fatto proprio ieri ed è venuto benone…ci vuole un po’ di tempo, però merita proprio!
Ottimo il seitan e ottimo il tuo reportage, anche per me tutto piccante grazie 😛 Per quanto riguarda le domande del seitan direi che non hai sbagliato nulla, ognuno adotta il proprio sistema anche se devo dirti che voglio provare anch’io a farlo insaporendolo precedentemente con aromi e spezie 🙂
Ciao, innanzitutto fantastico reportage dall’olanda. Io mi sto’ organizzando per trasferirmici quest’inverno per almeno 6 mesi.
La tua ricetta e’ invitante e quella foto con tutte le bici e il cielo azzurro mi fa venir voglia di partire….
Io non ho mai provato a fare il seitan con la manitoba, quindi non so dirti se la resa e’ stata buona, se vuoi quella devi provare le farine per la pizza, che sono molto ricche di glutine. Il seitan in padella galleggia sempre, io lo tengo sotto mettendo lo scolapasta tra padella e coperchio, magari intanto ci cuocio qualcosa al vapore. Quando e’ pronto lo taglio e lo metto via con l’acqua di cottura. Secondo me il seitan deve cuocere almeno 1 ora e mezza considerando la bollitura prima (1 oretta) e la preparazione del piatto poi. Per il sapore a me e’ cambiato tutto da quando faccio una marinatura tra il lavaggio e la cottura (vedi tra le mie ricette).
ciao e viva l’Olanda
oooohhh le biciclette in Olanda sono una cosa meravigliosa….quanto mi manca: ora qua ogni volta che esco in bici mi sembra sempre che qualcuno voglia uccidermi…in Olanda le bici hanno la precedenza su tutto da così gusto e l’aria che si respira è meravigliosa niente smog beato te che ti ci trasferisci ti invidio tantissimo non vedo l’ora di ritornarci. L’Olanda è un posto meraviglioso
Ottimo il seitan, bellissime le foto e i piatti. Complimenti
Ma che splendido reportage Amelie!!! io, a differenza tua, amo il piccante quindi ci sarebbero state un sacco di cose in più che avrei mangiato a quanto ho capito!!! 😉 mi piacerebbe un sacco visitare l’Olanda.. 🙂
Bellissima reportage. Complimenti. E che bei posti.
Vedo che L’Olanda è molto bella. E i piatti? Favolosi.
Anche a me no mi piace mangiare per niente picante,
sono come te, delicata. 😉
ehehe…a chi mi fa i complimenti per le foto: già molto belle…però non le ho fatte io ma la mia amica!io sono zero a fare le foto..lo avrete già notato!!
Per chi viaggia vi segnalo anche il forum di Promiseland “Vegani in viaggio”, dove potrete trovare info o darne… 🙂
http://forum.promiseland.it/viewtopic.php?f=5&t=36368
e adesso ci vado a segnalare questa ricetta che contiene dei nomi di ristoranti interessanti per chi dovesse andare in Olanda!!! Ciao!!! 🙂
Che meraviglioso reportage con tutti i posti meravigliosi e i magnifici piatti che hai gustato.. che gola!!! 🙂
Complimenti anche per la ricettina, sul seitan non ti so dire 🙁
Vivo a Den Haag (L’Aja)
Consiglio a tutti il ristorante vegano Water en Brood in zona porto, l’indirizzo è Hellingweg 127.
E’ aperto a cena dal giovedì alla domenica (attenzione, qui in Olanda si cena piuttosto presto).
E’ in pratica un centro sociale, molto carino, essenziale, ben frequentato. Dannoi una zuppa strepitosa, un piatto unico ben fornito e un dolcino a meno di dieci euro a persona.