O cagg’nitt o cavicjunitte in base alla provincia abruzzese nella quale vi troviate, rigorosamente facendo saltare l’ultima lettera della parola. In italiano “calcionetti”.
Ingredienti per la base:
500 g di farina 00
1 – 1/2 cuchiaio di maizena
50 g di succo d’agave
1 bicchiere di olio d’oliva
vino bianco
olio di semi per friggere
Ingrediente per il ripieno di ceci:
3 scatole di ceci precotti
marsala o vermout o mishticotte (mosto cotto)
zucchero integrale
cacao amaro
buccia di 2 mandarini
cannella
Ingredienti per il ripieno di frutta secca:
300 g di malto di riso
2 cucchiai di mischtcotte
100 g di nocciole
100 g di mandorle
100 g di noci
2 cucchiai rasi di cacao amaro
Ingredienti per il ripieno di marmellata:
scrucchjata senza zucchero (marmellata d’uva nera)
mandorle tostate
Procedimento:
Per prima cosa abbisogna assicurarsi i ripieni; quello di ceci e frutta secca si possono anticipare al giorno prima. Iniziamo con i ceci: scolate i ceci per bene dalla loro acqua di conservazione e passateli al passaverdure. Fatto ciò, trasferite la purea in una pentola con i bordi alti e mettete il tutto sul fuoco a fiamma bassa. Inizierete ora ad aggiungere i sapori: le bucce dei mandarini e qualche cucchiaio di mosto cotto o, se non trovate il mosto, un liquore a scelta tra marsala e vermout. Poi metterete qualche cucchiaio di zucchero , di cacao e un po’ di cannella. Man a mano che andate avanti nella preparazione assaggiate spesso perchè questa ricetta è una di quelle ricette della tradizione che vanno realizzate a occhio, a naso e a gusto, quindi dovrete aggiustare il sapore del ripieno secondo il vostro gradimento. Se preferite una cannella dominante o la dolcezza sconsiderata del mosto o il fresco agrumato dei mandarini, la scelta è libera, lasciatevi guidare dal cuore. Quando il vostro palato vi manderà messaggi di sublimi apprezzamenti, spegnete il fuoco e lasciate che il composto si freddi, ma non raffreddadevi anche voi e passate al secondo ripieno. Anche il ripieno di frutta secca rientra nel panorama gastronomico tradizionale, ma non della mia famiglia, così ho scelto io le modalità e le quantità e mi sento davvero soddisfatta. Tostate la frutta secca in forno a 100° per 15 minuti, quando sono ancora bollenti passateli in uno strofinaccio per togliere quante più pellicine possibili. Mettete tutto in un capiente mixer e frullate a intermittenza, deve rimanere grossolana affinchè possiate riconoscere il frutto che vi capita sotto i denti. A questo punto prenderete un pentolino a bordi alti che metterete su fuoco basso. Fate scivolare nel pentolino il malto e il mosto, amalgamate per bene e scaldate senza far mai bollire – il malto non deve caramellare- quando avrete raggiunto la massima liquidità tuffate la frutta secca e mescolate per bene finchè non vi apparirà un abbraccio languido tra malto e frutta. Solo in ultimo aggiungerete il cacao amaro e lascerete raffreddare il composto. Se avete ancora forze da dare al gusto preparate il ripieno di marmellata. Vuotate la marmellata in una capiente ciotola e aggiungete mandorle tostate in granella, con due semplici mosse il ripieno terzo è già pronto, nel caso in cui però la marmellata risultasse troppo liquida dovrete correre ai ripari aggiungendo cacao in polvere o qualche biscotto secco per indurire. Adesso andate a riposare. La mattina dopo, se possibile all’alba, iniziare il rito con la vestizione, grembiule e cuffietta sono strettamente necessari. Il primo passo è la pesatura della farina, poi setacciatela sulla spianatoia insieme alla maizena, fate la fontana al centro e mettete l’olio e il succo d’agave, iniziate ad impastare con una forchetta. Man a mano che procedete nel raccogliere la farina aggiungete del buon vino bianco; prima che la farina finisca, iniziate a lavorare con le mani. Lavorate l’impasto con amore per almeno 15 minuti e aggiungete farina fino a quando il panetto sarà sazio, lo so’ che è sciocco questo consiglio perchè so’ che voi fate tutto con amore. Fate riposare l’impasto sotto un canovaccio.
Passata una mezz’ora tagliate a panetti piccoli, prendetene uno e lavorate un pò per ridare unità alla pasta ed iniziate a stendere la sfoglia, questa deve essere il più sottile che riusciate a realizzare, se, passando una mano sotto di essa intravedete le vostre dita, allora è pronta a ricevere il ripieno. Fate file e file di piccole noci di ripieno, chiudete la sfoglia su di esse e taglierete come ravioli.
Mettete su vassoi e coprite in attesa del tuffo nell’olio, i ritagli li potete unire al panetto successivo.
Quando tutti i ripieni saranno terminati con la pasta che vi resta farete un’ultima sfoglia che taglierete a losanghe, otterrete così le “chiacchiere”. Un ultimo sforzo è richiesto alla vostra dedizione: prendete una grande padella, molto grande, e riempitela di olio di semi per 3/4, mettete su fiamma viva e controllate la temperatura immergendo una chiacchiera. Quando l’olio frigge vivacemente tuffate per prima le chiacchiere e poi tutti i vostri cavicjune, scolate e lasciate raffreddare. La giornata è iniziata presto e il lavoro è stato cospicuo, ora sedetevi davanti ai vostri cavicjune e ammiratene la bellezza, il colore ambrato, sentite il profumo che sale verso i piani superiori dell’essere, sceglietene uno e assaporate la croccantezza della sfoglia e i sapori che vi riempiono la bocca.
Scegliete con amore quello che mangiate e amate il cibo perchè è parte di voi, ogni sapore si dissolve nelle vostre vene, ogni elemento soggiornerà nelle vostre cellule. Qualsiasi cosa stiate mangiando o bevendo, state mangiando e bevendo anche le nuvole, gli alberi e i mari. Tutto è parte del Tutto e il tuttoTutto è parte di noi. Mangiare non è solo una necessità, fatene un momento di gratitudine per tutta la bellezza che ci viene offerta, è un segno d’amore verso i nostri commensali, è un segno d’amore verso il nostro corpo che ci accompagnerà in questa passeggiata su questo pianeta Terra. Auguro a tutti voi un caldissimo Natale, siete persone speciali e mi fate sentire in famiglia.
Note:
Per prima cosa mi scuso per la mia prolissità, mi è partita la mano. Questa è una delle mie ricette del cuore, quella che faceva la nonna; di quei giorni ricordo il profumo dei mandarini, la callara con l’olio nel camino, i canestri pieni di cavicjune. E’ la prima ricetta che veganizzo ed è venuta strabene, mia sorella dice che il cosiddetto impasto “normale” è croccante, questo è friabile e lo ribattezzo “libero”, perchè non si porta dietro la sofferenza e lo sfruttamento di nessuno. Personalmente mi sono voluta tenere il più vicina possibile alla tradizione ma nulla vieta di usare olio di semi e tutti i ripieni che volete.
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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
Santa Polenta, che bontà! Me la segno subito. Brava.
acc devono essere buonissimi questi dolcetti fritti abruzzesi! Mi piacciono tutti e tre i ripieni! L’unica cosa che non gradisco è l’alcol nei dolci…..pensi vengano buoni lo stesso anche se ne faccio a meno o è indispensabile per dargli caratteristica? Mi ispirano davvero molto e vorrei provarli senza vino…. adoro i ravioloni fritti ripieni!
Che ricetta meravigliosa!!! Devono essere buonissimi tutti e tre i ripiendi! 🙂
Echefameeeeeeeeeeeee! 😀 sono davvero splendidi questi calcionetti……gustosi e belli friabili…….gnammm!!!!!
F-a-v-o-l-o-s-i!!! 😀
@ Elisabetta: i “cavicjune” non avrebbero senso senza il cosiddetto mosto cotto, o vino cotto. Non sa assolutamente di alcol, sa di uvetta un pò dolce un pò acidognola e ti assicuro che ne vale la pena , anche se è un prodotto che non a tutti può piacere.
Mamma mia! che bontà! a casa mia si fa qualcosa di simile ma col ripieno di crema di castagne … quante cose da assaggiare … non mi basterà una vita!
Condivido il tuo concetto vero il cibo, spesso andando di corsa certe cose si dimenticano, grazie e tanti auguri anche a te 🙂
@Nadir, anche qui in toscana, nel nord, tipo nella garfagnana (meravigliosa terra del farro…) non a Fi purtroppo, si fa un ripieno simile con le castagne passate, con anche il cioccolato però, LOL 🙂
Questi li ha sempre fatti mia nonna, solo che mia nonna non zuccherava l’impasto, è un dolce tipico natalizio anche pugliese (o evidentemente del sud ;))
Da Abruzzese posso solo dirti che sei stata bravissima!!!!!tanti auguri!!!
Ragazzi scusatemi se vi rispondo solo ora, ma lo faccio dall’ufficio, perchè il collegamento casalingo è saltato qualche settimana fa.
@Betty: Ciao Betty, come ha detto Anja il mosto cotto è quello che da il caratteristico sapore, ti posso dire che viene fatto bollire talmente tanto che l’alcool evapora ed è solo molto molto dolce. Pensa che da bambina quando nevicava mia mamma rienpiva una scodella con la neve e sopra ci metteva il mosto cotto come fosse uno sciroppo. Non ti dovrebbe creare problemi, meglio il mosto che il marsala.
@Nadir: Grazie Nadir, penso anch’io che andiamo troppo di corsa, infatti questo dolce l’ho voluto riprendere io perchè la mia mamma non lo faceva più. Sto imparando a comprare solo le materie prime trasformarle in conserve e quant’altro da sola, mio marito mi sgrida perchè dice che voglio fare troppe cose….
@Pamela: Grazie Pam, ho provato a fare il parrozzo, Mus mi ha persino trovato una ricetta, ma non mi è venuto, sono una piccola frana. Riproverò.
@Xuxa;Romina;Fausta;Ambrosia; Miky78. Grazie a tutte, vi mando un abbraccio virtuale.
Ricetta giustamente prolissa, perché merita davvero! Sei stata bravissima, complimenti per la ricetta e i bei pensieri che hai espresso, e tantissimi auguri!
Li adoro!
da Teramana non posso far altro che provare questa ricetta, mi sembra laboriosa al punto giusto! 🙂
Anche io da Teramana doc non posso far altro che farti i complimenti!!! da qualche anno rinuncio a malincuore a questa delizia che fa mia nonna perchè tradizionalmente si usa strutto!! ;( mia nonna farcisce con marmellata d’uva cioccolato e frutta secca… mmmmmmmm!
complimenti ancora!! 🙂
Per caso hai anche la ricetta delle sfogliatelle?? Cmq ho sbagliato quelli della ricetta nonna li farcisce con un impasto simile al tuo ma mete anche castagne =)
che meravigliaaaaaaaaaaaaaaa, da una vita cercavo una ricetta vegana per i “cavicioni” (ps. sono pugliese!) grazieee <3 <3
NGE !!! hai una ricetta del genere e non provi a partecipare al 1° Concorso di Cucina Veg?????!!!! non pensare neanche ad evitarlo! devi partecipare perchè voglio assolutamente assaggiarli! (mio nonno materno era di Popoli!) ti aspettiamo al concorso! scrivimi alla mail vegcode@gmail.com che ti invio regolamento e scheda di adesione!! dai!!
Loana