Per fare il pane come piace a me ho messo a punto, con tante letture, tanta esperienza e tanti sbagli, una ricetta che mi risulta sempre efficace.
Premessa: bisogna sentirsi scienziati pazzi! Scienziati perché alcune regole chimiche e fisiche vanno rispettate categoricamente. Pazzi perché se togliamo la fantasia in cucina passa il divertimento (io l’ultimo pane l’ho impastato con il caffè di farro tostato….)
Ingredienti (per 1-1,5 kg di pane circa):
farina Manitoba ~ (350gr)
farina “a piacere” (segale, farro, kamut…) ~ (450gr)
lievito di birra ~ (½ cubetto)
zucchero (2 cucchiaini)
sale (1 cucchiaino)
olio extra vergine d’oliva
semi o aggiunte extra
Procedimento:
Innanzitutto ricordiamo che per cuocere il pane al pomeriggio si comincia il lavoro alla mattina. Il lievito è vivo e se gli creiamo l’ambiente ideale dove lavorare sarà ben lieto di farlo, io faccio così: porto ad ebollizione una tazza d’acqua e la metto dentro al forno con solo la lampadina accesa. Ecco il Paradiso del Lievito creato: che gusti semplici che ha ;-).
Per iniziare ad impastare uso un’insalatiera molto capiente dove metto le farine (piccola parentesi comprate farine integrali se volete il meglio dal punto di vista nutrizionale), lo zucchero, il sale, il lievito sciolto in mezza tazza di acqua tiepida.
Non metto mai l’olio e i semi al primo impasto, chimicamente mi crea dei disguidi che vanno evitati, lo aggiungeremo dopo insieme ai semi.
Aggiungiamo quindi l’acqua in quantità sufficiente per non rendere l’impasto troppo molle e amalgamiamo. Quando il tutto ha preso un minimo di consistenza mettiamo della farina sopra un piano e passiamo ad una delle fasi più importati: l’impasto. Serve lavorare, lavorare, lavorare e lavorare l’impasto: l’importanza della manipolazione risiede nel fatto che, attraverso essa, si libera il glutine dalla farina che conferirà elasticità alla massa, attraverso la distribuzione dell’acqua e l’inglobamento dell’ossigeno.
Durante questa fase la pasta va tesa, stirata, rigirata più volte (per permettere una completa ossigenazione), rivoltata su se stessa e battuta. Tutto ciò per non meno di 5-10 minuti.
Quando possiamo essere soddisfatti della prima impastata? Quando fermandoci un attimo e schiacciando con il dito il nostro impasto notiamo che il foro tende a ritornare a posto l’elasticità necessaria è stata raggiunta! Formiamo una palla e rimettiamo il pane dentro l’insalatiera, lo incidiamo a croce e lo copriamo con uno straccio ben pulito e bagnato con acqua calda. Riponiamo poi il tutto nel nostro “microclima forno” e aspettiamo almeno 2 ore.
Togliamo l’impasto dal forno, non preoccupatevi se non è tanto lievitato: serve tempo in cucina, ritorniamo sul piano di lavoro, aggiungiamo un paio di cucchiai d’Olio Extra Vergine D’Oliva, i semi che abbiamo scelto (se usiamo quelli di sesamo ricordiamoci di abbrustolirli un po’) e…ricominciamo ad impastare. Rimettiamo poi ancora il tutto forno e aspettiamo altre 2 ore (io scaldo nuovamente l’acqua della tazza e ri bagno lo straccio che copre l’impasto).
Occhio:
ogni mezz’oretta guardate il vostro figlioccio perché se “parte” potrebbe essere che lieviti troppo e vi si attacchi allo straccio (mi succede sempre per la felicità di Monia…) o addirittura vi esca dall’insalatiera e finisca tutto nel forno (successo anche questo… 🙁 ).
Prepariamo per la cottura finale una teglia a sgancio come questa che oliamo e infariniamo.
Togliamo il nostro impasto dal forno e lo lavoriamo l’ultima volta. Lo riponiamo dentro la teglia nella forma che più ci piace ( a palla con la croce, a girella…) e lo mettiamo a lievitare un ultima volata per un’oretta circa.
Per la cottura togliamo l’impasto dal forno e lo mettiamo sempre protetto da una parte, riponiamo la griglia del forno a metà altezza e preriscaldiamo il forno a 200°c. Raggiunta la temperatura inforniamo, passata la prima mezz’ora io sgancio e tolgo il bordo della teglia, abbasso la temperatura a 180°c e continuo a cuocere per altri 10 -15 minuti.
A cottura finita il pane dovrà “suonare” bene quando gli daremo dei colpetti con le nocche delle dita (questo sì che è un metodo scientifico 😉 ) dobbiamo riporlo ad asciugare sopra un grata in modo tale gli circoli aria tutt’intorno.
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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
Wow *____* …quanto mi piace questa cornucopia a base di farina 😆 😆 Davvero bellissima ed originale 😛
Complimenti e grazie per il dettagliato procedimento 😉
wow! Che spiegazione dettagliata e interressante!!! Grazie!
😯 Che meraviglia! Davvero complimenti!!!
Bellissima foto e complimenti per la dettagliatissima spiegazione !
Caspita, che spiegazione super precisa! bravissimo!! ..ultimamente anch’io mi sto dedicando a esperimenti col pane e avevo proprio bisogno di una spiegazione “collaudata” 😉 solo una domanda: ma è proprio necessario farlo lievitare tre volte? non bastano due? qual è la differenza? Grazie! 🙂
Ma che belli tutti questi panini!!
E complimenti per la spiegazione…dev’essere stupendo il risultato!
Complimenti!! 😀
complimentissimi 🙂
io adoro il pane…anche se con un pò di ritardo benvenuto in famiglia!!!
Complimenti per la foto, le spiegazioni e la simpatia!
bellissimo!!! 😀 complimenti anche da parte mia
CHE INTELLIGENTE PREPARARE L’AMBIENTE X FAR LIEVITARE IL PANEgrazie per la dettagliaTA RICETTA LA VADO A SPERIMENTARE DOMENICA SOLO SPERO DI INCONTRARE LA FARINA DI MANITOBA CHE NON SO’ CHE FARINA SIA E VISTO CHE VIVO A MADRID SPERIAMO CHE GLI SOAGNOLI LA CONOSCANO GRAZIE COMUNQUE DI QUESTA RICETTA
Grazie mille per il post! Veramente ben scritto e dettagliato!
Lo terrò presente per le prossime sperimentazioni che spero di ricominciare presto! 🙂
🙁 non avrò mai tanta pazienza e tanta forza… io di solito impasto con il robot… Ma questo metodo é bellissimo! 🙂
BENEVENUTO, non te l’avevo ancora detto 😉 Questo post è fantastico, una mangiona e panificatrice come me poi!!!!!!!!! Complimenti per tutta la spiegazione 😛
E’ una meraviglia questa ricetta! Fare il pane in casa ti da la sensazione di prenderti cura di qualcuno…senza fretta e con tutto il tempo possibile! Tenerlo al caldo e coprirlo…insomma è come cullare un figlio!! Mi piace!!! anzi…mi strapiace!! Proverò anch’io!! ;D
Ciao Bella la tua esauriente spiegazione, ma perchè non provi ad usare il lievito madre e non quello di birra? Ti assicuro che è molto meglio…
Grazie a tutti! Veramente troppo gentili!
Alcune precisazioni: non uso il lievito madre perchè non lo trovo facilmente e non lo produco. Conosco la differenza, soprattutto a livello microbiologico, ma sono sicuro che la si nota anche a livello organolettico. Per i reimpasti trovo che il pane risulti più digeribile mescolandolo più volte ed in più mi da il modo di dare al mio impasto più tempo per amalgamare i suoi sapori e profumi ;-)!
Grazie ancora
complimenti per la spiegazione, chiara, quasi scientifica…! 🙂 ottimo il pane