Non è una novità, ma ribadirlo fa sempre bene: mangiare verdure riduce il rischio di ammalarsi di tumore, in particolare verdure come broccoli e cavolfiori sarebbero efficaci nella prevenzione al cancro alla prostata, uno dei più diffusi tra gli uomini. Lo studio è stato condotto dal National Cancer Institute di Bethesda, nel Maryland e pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute. Hayes: “La nostra ipotesi è che sia possibile ridurre l’incidenza del cancro alla prostata promuovendo un’alimentazione ricca di queste verdure, ma prima di cantare vittoria saranno necessari ulteriori studi”. Gli esperimenti sono stati condotti su tremila uomini. Chi aveva l’abitudine di portare sulla propria tavola questo tipo di verdure almeno una volta alla settimana aveva il rischio di ammalarsi di tumore addirittura dimezzato rispetto a chi ne consumava meno di una volta al mese.
Gli studiosi hanno monitorato la situazione per quattro anni. Circa 1338 uomini hanno ricevuto la diagnosi di cancro alla prostata. Lo studio ha permesso di scoprire che le verdure crocifere come cavoletti di Bruxelles, cavolfiori, broccoli e cavoli presentavano il 49% di rischio in meno di ammalarsi. Gli studiosi specificano che non sono le verdure in generale a possedere queste proprietà, ma nello specifico le crocifere, che possiedono antiossidanti chiamati glucosinolati, efficaci contro il cancro. Le crocifere, il cui nome deriva dalla forma a croce delle quattro foglie, sono tra i nutrimenti più completi. Fanno parte di questa famiglia: il cavolo, i broccoli, il cavolo verde riccio, i cavoletti di Bruxelles, il cavolfiore, il cavolo rapa, le foglie di senape, il navone, le rape e il crescione. Secondo ricerche su numerosi gruppi di persone e test sperimentali in laboratorio, chi mangia molte verdure della famiglia delle crocifere, può dimezzare i rischi di vari tumori, in particolare dei polmoni e del colon, ma non tumori del seno, delle ovaie, dell’utero e della prostata. Le verdure a foglie, della famiglia delle crocifere, sono una delle principali fonti di numerose vitamine e minerali.
Secondo le ricerche, chi consuma molti cibi ricchi di vitamina C, vitamina E e carotene (tutti antiossidanti), è meno predisposto a soffrire di malattie cardiovascolari, ictus e cataratta. Il folato e il ferro contribuiscono a prevenire e curare l’anemia, alti livelli di folato riducono il rischio di spina bifida, mentre l’alto livello di vitamina C facilita l’assorbimento di ferro. Gran parte delle crocifere sono inoltre ricche di potassio che previene e regola la pressione arteriosa. Forse, il motivo dei loro benefici, è la presenza di antiossidanti e di indoli (quando le pareti cellulari di queste verdure vengono spezzate dal taglio o dalla masticazione, si formano composti chiamati isotiocianati – o solfocianuri – e indoli. I composti isotiocianati e indoli si formano maggiormente in presenza di una certa quantità di vitamina C, quindi è importante non cuocere troppo le verdure).
La goitrina (isotiocianato) è una sostanza gozzigena, cioè in grado di legare lo iodio e perciò di bloccarne l’assorbimento a livello della ghiandola tiroidea e quindi di impedire la sintesi della triiodotironina (T3) e tiroxina (T4), due ormoni che influenzano il metabolismo. Da un punto di vista clinico la carenza di iodio causa ipotiroidismo, gozzo (ingrossamento della tiroide), rischio di aborto, cretinismo. Poiché la crocifere riducono l’assorbimento di questo prezioso minerale, chi ne consuma più di 3-4 porzioni alla settimana, dovrebbe cercare di mangiare cibi ricchi di iodio, soprattutto se vive in una zona il cui suolo ne è povero. Le dosi raccomandate di iodio sono 150 mcg e, per la donna, 200 mcg durante l’allattamento e 175 mcg in gravidanza. In caso di carenza è possibile integrare lo iodio utilizzando sali iodati, eventualmente iposodici. Un’altra alternativa è rappresentata dal latte e dallo yogurt che contengono rispettivamente 278 e 216 microg/l di iodio. Un recente studio effettuato in Veneto su un gruppo di giovani studenti ha mostrato una correlazione statisticamente significativa tra la concentrazione di iodio nelle urine ed il consumo di prodotti lattiero-caseari (p=0.0005), correlazione che si è invece rivelata assente o decisamente inferiore per il sale iodato (p=0.38). L’escrezione urinaria di iodio costituisce un indice indiretto dell’apporto alimentare di questo micronutriente.
Fonte:www.barimia.info
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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog