Ovvero, il giro del mondo in 80 secondi: un sushi crudista dall’aspetto asiatico, ma dai gusti caraibici, preparato con i frutti del Sud America.Ingredienti:
1 piccola papaya matura
50 g di quinoa
1 manciata di germogli vari
1 kiwi
2 fragole
1 melagrana
1 pezzo di porro
1 dattero
1 cucchiaino di cacao
30 g di cocco fresco
1 cucchiaio di agave
10 g di alga nori verde in fiocchi
senape in polvere qb
Procedimento:
Premetto che la preparazione è abbastanza lunga, ma la soddisfazione che si prova nel gustare con le papille e con le pupille questa tavola imbandita è assolutamente indescrivibile. Dunque, armiamoci di pazienza e precisione e cominciamo.
Per il “sashimi”: ammollate la quinoa in acqua calda per almeno 6 ore; dopo averla ben scolata, insaporitela con la senape in polvere, ne basta pochissima, e disponetela a montagnette sul piatto. Su ciascuna adagerete poi una fettina di papaya.
Per i “futomaki”, o involtini grandi, ho usato 1 kiwi, tagliato in 2 metà, svuotato internamente, riempito con fragole e coronato di bacche di goji; per gli “hosomaki”, o involtini piccoli, ho preso degli anellini di porro (precedentemente ammollati in acqua e limone per attenuarne il gusto acre) e li ho farciti con una cremina ottenuta frullando datteri e cacao e ho decorato con chicchi di melagrana.
La salsina bianca, che lega divinamente con gli “hosomaki”, è panna “smontata” di cocco e agave (per la cui ricetta, che ho solo lievemente modificato, vi rimando alla Panna montata di cocco).
Per il wasabi ho frullato le parti bianche del kiwi con senape e alghe nori. E infine per guarnire: chicchi di melagrana e germogli.
I gusti di questo piatto sono davvero particolari. Se amate osare e sperimentare, il Brasile vi chiama e l’Asia vi aspetta.
Sostieni anche tu la libera informazione!
Scegli per i tuoi acquisti prodotti certificati VEGANOK e invita i tuoi conoscenti a fare lo stesso.
Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.
Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
Se stai chiamando il Brasile, eccomi qui. Io sono italo-brasiliana. La ricetta è bellissima e chissà che buone. Però per problemi di stomaco purtroppo non posso mangiare la papaya. Complimenti.
Ciao XUxa! Nuuuuuuu peccato che tu non possa mangiare la papaya 🙁 Sostituiamo allora con fettine sottili di zucca, certo il gusto cambia, ma dev’essere buona comunque. Grazie dei complimenti e un abbraccio
S ma quando lasci in ammollo la quinoa per 6 ore in acqua calda, la cambi spesso? perché dopo 6 ore si raffredda parecchio….illuminami please
bless and love!
Che creatività e… quanta bellezza 🙂 🙂 🙂 !!!
Bravissima Stellina 😀 !
Grazie di cuore Lali.
Luca generalmente metto in ammollo la quinoa la sera prima, poi la mattina sciacquo e la sera preparo. Così ho un ciclo di 24 h e un lavaggio, però ho visto che anche sei ore sono sufficienti. L’acqua chiaramente si raffredda ma continua a “macerare” 🙂
grazie S sei la nostra RawGuru
bless and love!
Che forza! trasformi qualsiasi cosa! anche noi in famiglia mangiamo tantissimo crudo, ma per questioni di tempo non mi spingo molto lontano con le creazioni, meno male che ci sei tu ad ispirarmi! direi a luca celtics che sei la nostra guRaw!!!!!!!!
No dai ragazzi mi fate arrossire. È solo che mi diverto tantissimo e alla sera qualcosa devo pur mettere in tavola, tanto vale farlo bello… Sto scoprendo davvero un piacere particolare nell’osservare forme, misure, colori, tutto sembra alla ricerca costante di un equilibrio nel cambiamento, ed è strano, perché un piatto non durerà, al massimo, più di mezz’ora, ma ciò non toglie che per quella mezz’ora può essere un’immagine di armonia e bellezza… Praticamente non cucino, sperimento meditazione culinaria 😉
Io con una tavola apparecchiata e imbandita così sarei la persona più felice del mondo! 😀