Fra una sessione e l’altra di scrittura creativa (romanzone a tutto gas!) inizio con il dessert vegano che ha convinto anche il compagno della nostra amica. Non ho fatto un servizio fotografico bello come i vostri, visto che la cena è stata piuttosto classica. Per il dessert soprattutto mi sono scervellata, poi ho pensato, ma sì, facciamo la solita panna cotta. Già, solo che di panna ce n’è niente, quindi “biancacotta”. Pensavo di preparare un bel caramello, invece dal reparto frutta e verdura del supermercato Ale mi arriva con un cestello di fragole, che cestello, cestone piuttosto… io che adoro le fragole, trovo che siano anche troppe, stasera frullatone, via, che ho anche da finire la panna di soya, in frigo.
Ingredienti (per 4 persone):
1/2 l circa di latte di soya (ho usato la Vitasoya, che è zuccherato e ben vanigliato)
7 g di agar agar in stecche (boh, io da Naturasì l’ho trovata solo così, quella in fiocchi finora sono riuscita a trovarla solo in Austria)
1 tazza di fragole pulite e tagliate a pezzi
1/2 tazza di acqua
3 cucchiai colmi di zucchero (usato quello bianco, vabbèèè)
Procedimento:
Scaldare il latte in un pentolino e scioglierci dentro l’agar agar. Far sobbollire a fuoco dolce 1/4 d’ora. Versare negli stampini e far raffreddare. Niente zucchero, non sarà dolce, ma avrete la salsina. Mettere in un pentolino le fragole, l’acqua e lo zucchero, portare a bollore e far cuocere 2 minuti. Poi frullare e imbarattolare (ve ne verrà fuori più di quanto serva per la biancacotta). Dopo qualche ora in frigo sformare le bianchecotte su piattini da portata, versarci sopra 2 cucchiai della salsa, e servire. Se avete ospiti golosi come la nostra amica, tenete a portata di mano il barattolo della salsa, e passateglielo quando finisce il primo strato.
Abbinamento:
Asti spumante, e nient’altro. Visto che poi di salsa ne rimane a iosa, che ha pensato la vostra Vale? Di versarne 1 dito in un bicchiere, allungarla con dell’acqua tonica e vedere l’effetto che fa. Lo fa buono.
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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
Che bella Vale!!! Bravissimaaaaaaaaa!!! E’ venuta praticamente perfetta e sono contenta che ha soddisfatto l’amico onnivoro! 🙂
P.s. ma stai scrivendo un libro???
Sì, sto scrivendo. L’idea risale a un annetto, fa, ma tra i cincischiamenti per le informazione, i ripensamenti e i cambiamenti di personaggi e azioni, ho iniziato a scriverlo da poco… Però se ci metto un sacco di tempo nell’ideazione, sono veloce nell’atto di scrivere.
Bè, ora vado, che sto a metà delle pagine odierne.
Buon lavoro allora!
E brava la nostra scrittrice, mi ispira assai questa biancacotto! Voglia una copia del tuo libro autografato quando uscirà 🙂
Chicca, ma certo… soprattutto: speriamo che esca.
bellissima consistenza, brava!!
e soprattutto buon lavoro 😉
E’ bellissimo!!!!!!!!!!!!!!! e poi l’abbinamento con l’Asti Spumante, direttamente dalla mia città…IN BOCCA al lupo per l libro!
bella!! e grandiosa!!!
non vedo l’ora di farlo…venerdi in pausa pranzo vado a fare la spesa e prendo l’agar agar…era sulla lista di venerdì scorso…ma l’ho dimenticata a casa..insieme alla testa :-))) quindi sono senza!!!
Subititsssssimamente tra i preferiti!!
Il succo con un dito di vodka diventa un aperitivo. (hic)
anche a me piacerebbe farlo solo che l’unica volta che ho usato l’agar agar il dolce è rimasto granuloso. anche tu hai avuto questo problema?
forse era il tipo di AA che ho comprato.. boh?
No, per niente. Io ho preso una confezione in stecche da naturasì… molto leggero dalla consistenza polistirolosa… e ne ho usata metà.
Vale è bellissimissimoooo! Questo fine settimana ti scopiazzo la ricetta! ; ))))
Io l’agar lo trovo in stecche al ristorante macrobiotico sotto il nome di kanten (credo sia il nome giapponese dell’alga). Devo dire che anche a me è capitato, facendo la panna cotta veg, di trovare sul fondo dello stampo di vetro utilizzato dei bei fiocconi di alga che non si erano sciolti…la volta successiva ho prima stagliuzzato finemente le stecche di agar e poi una volta sciolto nel liquido l’ho frullato per benino col frullatore ad immersione. Ultimamente l’ho trovato anche da Castroni (vivo a Roma) in polvere ed è di una ditta svizzera (Morga). In realtà ancora non ho sperimentato la versione polverosa, ma con l’altra, dopo alcuni tentativi per imbroccare le dosi giuste mi sono trovata benone.
Che bella Vale, complimenti…!!!
Io il frullato di fragole lo unirei ad un pò di spumante per fare un bel Rossini… E fra un pò con le pesche (gialle e/o bianche) si potrà fare anche il Bellini… Hic !
😉
Elettra, ma certo, peccato che abbiamo finito lo spumante, avrei potuto farlo stasera… (hic) Per il Bellini mi dice il mio fido llibrone dei cocktail che occorrono pesche bianche, ma noi non si da retta a sterili regolette, no?
Ila, penso – non so – mi sa – che Kanten è il nome delle alghe una volta trattate. Faccio un po’ confusione, se qualche esperto volesse illuminarci (altrimenti mi sa che dovrò anbdare a spulciare fra i libri…)
Kanten secondo Cristina Bay (sorella egetariana di Allan) è proprio la preparazione della gelatina con l’agar agar. Il dolce stesso.
Ah, ecco! grazie!
Ogni volta che entro da Castroni mi prende una sincope. Vorrei portarmi via tutte la roba veg…
Come ti capisco…….. ; )
Giusto Vale, nel Bellini é fondamentale che ci sia lo spumante (hic), poi che le pesche siano bianche o gialle, poco importa… 😉