Ohagi

Come avevo anticipato, ecco una dolce ricetta… Ohagi! Gli ohagi sono dolcetti tradizionali giapponesi (wagashi) costituiti principalmente da pasta di riso glutinoso e Anko, la pasta di azuki. Sono serviti normalmente in autunno, tanto che il nome “ohagi” deriva da hagi, la lespedeza, un fiore appartenente alle leguminose, che sboccia appunto in questa stagione. Sono simili ai botamochi, dai quali differiscono per la differente consistenza dell’anko (il nome deriva da un altro fiore, in quanto botan è la peonia) e ai daifukumochi, i quali sono più dolci e hanno una diversa lavorazione del riso.
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Ingredienti:
300 g di riso glutinoso (mochigome)
240 g di acqua (più altra qb)
Anko
farina di carrube (in questo caso)
cocco in scaglie (in questo caso)

Procedimento:
Sciacquare il riso più volte, almeno 3-4, finchè l’acqua non diventa pressochè limpida (se avete piante da innaffiare recuperatela!). Mettere il riso sciacquato in una pentola e aggiungere i 240 g (o ml) di acqua, appoggiare il coperchio e far cuocere fino a cottura: sarà diventato un ammasso morbido e appiccicoso. Spegnere il fuoco, mescolare gentilmente, coprire di nuovo e lasciar riposare 10 minuti. Versare il riso in una ciotola e schiacciarlo con un pestello bagnato con dell’acqua; ripetere l’operazione di umidificazione spesso, cosicchè l’acqua si mescoli al riso. Smettere quando si sarà formata una pasta nella quale ci sarà ancora qualche chicco riconoscibile. A questo punto prendere un pezzo di pellicola trasparente e stenderlo sul piano di lavoro; bagnare le proprie mani con dell’acqua (conviene prepararsi una ciotolina), versare sui palmi del sale fino, sfregarli, prendere un pezzo di pasta di riso e disporla a cerchio sulla pellicola, con uno spessore di circa 1/2 mm per un diametro di 10 cm. Prendere sempre con le mani un pezzo di anko, modellarlo a pallina e metterlo al centro del disco di riso. Dal momento che le immagini sono più efficaci delle parole…
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Questo procedimento può essere fatto anche al contrario, cioè si può disporre prima un disco di anko e poi mettere una pallina di riso al centro. In tal caso, bagnarsi le mani e salarle solo prima di prendere quest’ultimo. Ora prendere i 4 lembi della pellicola trasparente con una mano, con l’altra modellare il disco attorno alla pallina centrale in modo tale da formare 2 palline concentriche, del diametro complessivo di circa un palmo di una mano. Attorcigliare i lembi su di sè fino a chiudere il pacchettino. Qui sotto avevo invertito anko e pasta di riso (in realtà è proprio questa la sequenza tradizionale).
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Una volta estratti dalla pellicola, gli ohagi, come quest’ultimo, sono pronti e mangiabili così, mentre per quelli con la pasta di riso esterna manca un ultimo step, la copertura. Il riso infatti è molto appiccicoso, bisogna mettere qualcosa per non far attaccare gli ohagi tra di loro o alle nostre dita. Tradizionalmente si utilizza la kinako, vale a dire farina di soia tostata, che si trova in diversi colori date le varietà della pianta. Io ho optato per una soluzione più golosa e ne ho ricoperti alcuni con farina di carrube e altri con scaglie di cocco, ma avrei potuto metterci anche amido di mais. Ecco fatto! Con queste dosi a me ne sono usciti 12, ma il numero è variabile a seconda della grandezza degli ohagi. Si conservano bene in frigo, dal momento che la pasta di riso si rassoda.

Nota:
Prima di tutto, vorrei precisare per quelle e quelli che non lo sanno – tanto quanto ero in dubbio io prima di cercare su Google – che il riso glutinoso non contiene affatto glutine. So che sono state pubblicate altre ricette contenenti tale ingrediente, ma non si sa mai. Si chiama così dal latino “gluten” (colla), dato il suo alto contenuto di amilopectine, che gonfiandosi di acqua diventano appiccicose. Altra precisazione, più importante: io non l’ho affatto usato. Sbem, e qui crolla il palco! Dopo aver scoperto l’esistenza di questi dolcini, è nata in me la voglia irrefrenabile di realizzarli: mi sono messa così alla ricerca di un qualsiasi negozietto orientale che lo vendesse (ricordandomi le parole della cara Lali), ma zero! Ho girato mezza Imola sotto la pioggia, specialmente nei pressi della stazione, ma sembra che non ci siano, o siano ben nascosti! Al massimo ho incontrato rari bazar arabi, che però hanno altri ingredienti, legati alla loro tradizione. Neanche l’ombra di Cina e Giappone. 🙁 Ho fatto allora una ricerca su internet riguardo al riso e ho scoperto che la varietà diffusa in Italia più simile al mochigome è il riso Originario, che in effetti ha svolto bene il suo lavoro! Unico accorgimento che ho adottato è stato quello di lasciarlo in ammollo per 1 notte intera, per fargli assorbire ben bene acqua. 😀 Perciò se non trovate altro, o avete quello in casa, provate pure! Ultima cosa, la ricetta è fattibile anche senza pestello, io non ce l’avevo. Ci si mette di più, ma si riesce anche col dorso di un cucchiaio di legno alternato a una forchetta. Penso sia tutto! Provate e fatemi sapere, nel frattempo a me è venuta un’ideuzza dolcissima, sarà un altro weekend di esperimenti… Ciao! 🙂

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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
  1. cultura in cucina! adoro l’abbinamento

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  2. Sei un portento bimba!!! 😉 Questa ricetta é fantastica!!! 😀
    Il riso originario poi, é vero che é molto versatile é può essere usato in certe ricette al posto del riso glutinoso… io lo uso infatti per fare un veg-stracchino buonissimo che ho pubblicato col nome Stracchirí… 🙄

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  3. Accipicchia ! Che bella spiegazione dettagliata, quelli al cocco son tutti per me,vero?

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  4. Oddio, che meraviglia!
    Avevo intuito male, pensavo avessi preparanto un altro giappo dolce ripieno di Anko xD ho toppato!
    Comunque, i tuoi ohagi sono fantastici, sei bravissima! *__*

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  5. Mamma mia Grace, che stupore!! 😀 Fantastici!! 😀 Bravissima!!! 😀 😀

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  6. picbio: eheheh se posso metterci qualche informazione sono contenta pure io!!

    Lali: addirittura portento, ahah! Vado a leggere subito la ricetta di Stracchirì 😉

    Giopepi: ahah accomodati pure, sono pure i miei preferiti tra i tre!! 😀

    MissNothing: grazie mille cara, però non è merito mio, sono loro facili da fare 😳 e soprattutto la cucina giapponese in generale fa poco utilizzo di forni e attrezzature magiche che non so usare o non ho, quindi parto avvantaggiata. Che dolci avevi pensato?? Che magari faccio pure quelli ^o^

    Terri: grazie mille!! Hai visto? Ti avevo pensata, visto che sono riuscita a fare dolcini senza glutine!! 😀

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  7. Eh, sì, nella fretta di scriverti non ho completato il messaggio! 😀 Grazie mille, anche per me un dolcetto per augurarmi una notte dolcissima!!! 😀 😀 Buona notte e sogni d’oro!! 😀 😀

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  8. Eheh al volo!!! Grazie, una buona notte a te 😀

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  9. Meravigliosi! Complimenti per la ricetta e per la spiegazione sul riso, molto interessante 😉

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  10. Sono carinissimi!!! 😀 😀 😀

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  11. Ma sono bellissimissimiiiii!!! 🙂
    Sei proprio brava, questa è alta pasticceria… un connubio perfetto di eleganza e finezza! 😉

    Una miriade di bacini coccolosi! 😆

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  12. li voglio iooooooooooooo!!!!!!!
    bellissimissimisssimiiiii!!!!!!!!!!!!!!

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  13. Credevo avessi preparato i Dorayaki!
    Comunque sei bravissima, aspetto altre giappo ricette! *_*

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  14. Grazie a tutte!!

    Niki: grazie mille, sei dolcissima!!! Però davvero non è alta pasticceria, ci potrebbe riuscire un bambino… 😆

    MissNothing: prima o poi, devono essere buonissimi!!! So che c’è anche un dolce con Anko e crema pasticcera, la fine del mondo… Grazie ancora! 😀

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  15. fantastici!!! io sono appassionata di cucina e cultura giapponese, stiamo organizzando anche un viaggio in giappone per aprile e non vedo l’ora!! mi hanno parlato di questi dolcetti, li conoscevo come “mochi”, ma questi sembrano molto più interessanti 🙂 p.s. inoltre, finalmente ho capito a cosa serve il riso glutinoso, sempre visto sugli scaffali del bio, ma mai acquistato!

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  16. alexander de nigris 23 Novembre 2013, 21:30

    ottima spiegazione ricettina gustosa e di effetto per buffet e colazioni.

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  17. Grazie mille!!

    @Patapata: sì, non ho capito se quindi Mochi e Ohagi possono essere considerati sinonimi o no, sicuramente sono molto simili. E io ho cercato al biologico ma del riso glutinoso nemmeno l’ombra ._.

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  18. Fantastici questi dolcetti, Grace!! 😀

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